Eh sì, caro Armandino, hai
proprio ragione: gli adulti protagonisti della storia che mi hai raccontato
nella tua ultima letterina non si sono comportati per niente bene!
Prima di tutto il papà di
Giacomino non avrebbe dovuto, così da un momento all’altro, chiedere ai bambini
se volevano ‘prendere’ un cagnolino: i cani non si ‘prendono’ ma si adottano e
nel momento che decidiamo di condividere la nostra vita con loro ci prendiamo
l’impegno e la responsabilità di accudirli e rispettarli.
L’adozione, poi, deve essere
una scelta condivisa da tutta la famiglia, non un capriccio dell’ultimo minuto.
Se in famiglia ne avessero parlato prima tutti insieme,
avrebbero capito che la mamma non era per niente d’accordo. Magari con il tempo
la mamma avrebbe potuto anche cambiare idea, ma vedersi comparire un
quattrozampe senza essere avvertita…beh, per lei è stato troppo!
Anche la mamma, però, a mio
avviso avrebbe potuto comportarsi in un altro modo. In pratica ha trattato il
nuovo arrivato così come ci si comporta con un giocattolo:
“Bambini potete giocarci per
tutto il pomeriggio, ma domani lo riportiamo al canile”
Cara signora, lei non ha
neanche provato a costruire una relazione con Peter, non ha capito che quel
cucciolo rappresentava una risorsa importante per i suoi figli e probabilmente
anche per lei! Non si tratta di un bambolotto con cui giocare ma di un essere
senziente che prova delle emozioni e regala emozioni, proprio come lei!
Per lei potrà anche essere
solo ‘quel cane’ ma per i suoi figli è Peter il loro nuovo, inseparabile amico.
Non parliamo, poi,
dell’operatore del canile: sarà stato pure anziano ma questo non giustifica
affatto il suo comportamento superficiale. In pratica l’incompetente signore ha lasciato che
il momento dell’adozione fosse completamente gestito dal papà di Giacomino e
dai bambini: ha abbandonato al loro destino cani e persone.
Il momento dell’adozione
rappresenta uno dei punti cardine nella corretta gestione di un canile. I cani
devono essere prima selezionati (non tutti i cani sono adottabili o almeno non
subito). In seguito deve essere fatto un colloquio con gli aspiranti
proprietari: se, infatti, fosse stato fatto un colloquio preliminare già
sarebbe stato chiaro che la mamma di Giacomino non era per niente contenta di
adottare un cucciolo. Inoltre i futuri compagni del piccoletto dovrebbero essere
invitati a passare qualche ora in canile insieme al cane per meglio comprendere
le sue necessità, per conoscerlo meglio e per avere informazioni su una sua
corretta gestione una volta arrivato a casa.
Sarebbe opportuno, poi, non
presentare alla nuova famiglia il primo cane che capita ma capire quali sono le esigenze che i componenti del gruppo hanno e quali potrebbero essere i problemi di gestione : in base a
questo dovrebbero essere loro presentati quei cani che, secondo le persone
incaricate della gestione delle adozioni, sono ritenuti migliori per quel
determinato tipo di situazione familiare. Ad esempio se ci sono persone anziane
in casa forse è meglio proporre un cane adulto e tranquillo piuttosto che un
cucciolo che è sempre tra i piedi.
Insomma, come avrai capito
Armandino, adottare un cane non è come andare in un negozio a comprare un paio
di scarpe. Il momento dell’adozione deve essere affidato ad uno staff di
persone preparate e competenti, capaci di seguire il cane e i suoi nuovi amici anche
dopo l’adozione stessa, andando a casa loro o invitando il gruppo a degli
incontri presso il campo di sgambatura del canile. E tutto ciò non per
controllare o per giudicare, ma semplicemente per aiutare il nuovo gruppo a
consolidarsi sempre più e per sincerarsi che per tutti, quattrozampe compreso,
sia iniziata una nuova, bellissima esperienza.
Tutto ciò servirà a diminuire
notevolmente le possibilità che il cane venga riportato al canile o peggio
ancora venga di nuovo abbandonato e costituirà un’ottima pubblicità per il
canile stesso: sempre più persone saranno portate a recarsi in canile dove
saranno sicure di trovare passione, impegno ma anche competenza e
professionalità!